Marco Lillo per "L'espresso"
Sprizza ottimismo ed efficienza il sito Internet ufficiale del Comitato organizzatore dei Mondiali di nuoto Roma 2009. A sei mesi dall'avvio della kermesse si possono già prenotare biglietti e abbonamenti. Il 18 luglio, per sedici giorni Roma sarà invasa da 2 mila e 500 atleti che si sfideranno sotto i colori di 170 nazioni e con un semplice click si può prenotare sin d'ora un posto al sole per ammirare il Settebello della pallanuoto o le sirenette del sincronizzato.
Giovanni Malago - Copyright PizziSe i lavori continuano con questi ritmi però sarebbe meglio, prima di procedere all'acquisto, munirsi di una seggiolina e magari di una piscina gonfiabile. Lo stadio del nuoto che dovrebbe ospitare queste gare a oggi non esiste. Lunedì 12 gennaio 'L'espresso' è entrato nel cantiere del futuribile impianto che dovrebbe rappresentare il biglietto da visita dell'Italia sportiva e ha visto una scena che ricorda Ground Zero.
Accanto alle vecchie piscine del Coni, appena rinfrescate (ma ancora da completare) non c'è traccia dei nuovi impianti che dovrebbero sorgere al posto del glorioso stadio Centrale. Il palazzo del Foro Italico rappresentava già un ripiego rispetto all'idea iniziale dell'allora sindaco Walter Veltroni di edificare una città dello sport nel campus di Tor Vergata.
Non avremo né l'una né l'altro. Niente torre avveniristica disegnata dall'architetto catalano Calatrava con quattro piscine, foresterie e palestre disseminate nei 38 ettari di verde a Tor Vergata. E niente palazzo trasparente a due passi dal Tevere per ospitare 15 mila spettatori all'ombra di Monte Mario.
L'immagine che Italia 2009 consegna al mondo è quella di un paese fermo al 1960. Quarantanove anni dopo le Olimpiadi, i nuotatori troveranno gli stessi impianti appena ammodernati. L'unica opera nuova, lo stadio del Foro, alla data odierna è una distesa spettrale che ospita una cava di cemento e un po' di ferraglia. Non c'è nemmeno un progetto definito, tanto che sul cartellone previsto per legge, il rendering dello stadio è stato cancellato da una provvidenziale macchia bianca come il disegno di gesso di un bambino sulla lavagna.
Gianni AlemannoNonostante i 22 milioni di appalto assegnati per l'impianto, nonostante i quattrocento milioni di euro stanziati per tutte le opere mondiali, nonostante le straordinarie corsie preferenziali, le deroghe urbanistiche, il Commissario speciale dei Mondiali del nuoto, l'Italia non è riuscita a rispettare le promesse. Il presidente del comitato organizzatore Giovanni Malagò si dice fiducioso sul risultato finale ma spiega: la costruzione delle opere non è di mia competenza.
Che sia colpa del governo che ha bloccato i fondi per Tor Vergata, colpa dell'università che non se l'è sentita di stipulare un mutuo da 60 milioni per un impianto enorme, colpa del sindaco Gianni Alemanno che ha cambiato il progetto del Foro o colpa del suo predecessore Veltroni che ha disegnato un piano troppo pesante, una cosa è certa: la montagna ha partorito un topolino. A parte le piscine smontabili del Foro Italico (che comunque non sono una stranezza, si fa da anni in tutto il mondo), rimane la delusione per le poche strutture pubbliche che resteranno alla città.
Attualmente sono in costruzione, e dovrebbero essere terminate per giugno, le piscine di tre poli natatori (che non saranno usati per le gare mondiali ma solo per gli allenamenti). Quello di Pietralata, quello di Valco San Paolo, sul Lungotevere, e quello di Ostia, oggetto di mille polemiche per la sua localizzazione. Sorgerà infatti di fronte allo stabilimento dell'uomo forte degli stabilimenti balneari laziali, Renato Papagni. L'ingegnere delle spiagge è vittima di un piccolo conflitto di interessi: è autore del progetto preliminare del polo prospicente il suo bagno, Le dune e, secondo i comitati di quartiere contrari all'opera, potrebbe trarre un beneficio dall'operatività dell'impianto.
Il paese che arriva all'appuntamento con il Mondiale è la solita Italia arruffona che privilegia il privato. Al posto dei grandi impianti pubblici degni di una capitale moderna, è arrivata una pioggia di piccoli impianti, pagati dalle società sportive con finanziamenti agevolati del credito sportivo, ma autorizzati in deroga a ogni norma urbanistica. A brindare sono soprattutto i cinque proprietari dei circoli adagiati sul Tevere o immersi nei parchi romani che, con la scusa di garantire piscine olimpioniche per l'allenamento degli atleti, hanno ottenuto cubature sterminate su zone vincolate.
Gianni PetrucciTra questi brinda doppiamente il presidente del Comitato organizzatore dei Mondiali di nuoto del 2009, Giovanni Malagò, che è riuscito a ottenere per il Canottieri Aniene, del quale è presidente, un doppio vantaggio. Il Comune ha assegnato al circolo più blasonato e ricco della capitale l'area del vecchio Palaparioli in concessione gratuita per 99 anni. E il Commissario gli permette di costruire in deroga alle norme ordinarie, come per gli altri circoli che si impegnano poi a concedere gli impianti per 15 anni in uso, in alcune ore del giorno, alle associazioni sportive e alle scuole.
Un'occasione unica che il circolo di Malagò sta sfruttando alla grande, costruendo una struttura gigantesca e splendida con tre piscine, ludoteca, palestra, caffetteria e foresterie per 26 alloggi. Un enorme circolo bis, tra il Tevere e i Parioli, "nel quale abbiamo investito molti milioni di euro nostri, a beneficio della collettività", spiega Malagò. Anche se non si tratta di mecenatismo, visto che l'impianto è in grado di ripagarsi da solo, se ben sfruttato.
Ma i vincitori del Mondiale prima ancora del suo inizio sono quelle imprese di costruzioni che hanno fatto una sbornia di appalti milionari assegnati con gare snelle e in somma urgenza. Tra i vincitori spiccano imprenditori che si autodefiniscono 'ladri' e gruppi che fanno affari insieme ai familiari dei loro controllori. Vediamo chi sono, a partire dal cantiere più importante dei Mondiali: il 'Ground Zero' del Foro Italico. Il bando di gara da 23 milioni (che aumenteranno fino a 30 per le varianti) è stato affidato a un consorzio composto dalla Imac di Pierfrancesco Murino e dalla Tecno-cos di Daniele Anemone.
La famiglia Anemone è l'asso pigliatutto degli appalti speciali della Protezione civile. Forte alla Maddalena per i lavori del G8, se la cava bene anche a Roma nel nuoto. Scorrendo le gare in ordine di importo, vediamo che anche il secondo bando per dimensioni, quello da 20 milioni di euro del museo dello sport di Tor Vergata, è finito a un'associazione di imprese guidata da un'azienda vicina agli Anemone: la Igit di Bruno Ciolfi, che proprio in associazione con Anemone sta costruendo il carcere di Sassari, un'opera segretata da 58 milioni.
Gli appalti dei Mondiali sono stati assegnati, previa gara, quando a guidare la struttura c'era il Commissario Angelo Balducci, oggi sostituito da Claudio Rinaldi, ma tutt'ora incaricato del raccordo tra Palazzo Chigi e il Commissario. 'L'espresso' si è già occupato (vedi il n. 52 del 30 dicembre 2008) degli incroci di interessi tra le famiglie del controllore Balducci e del controllato Anemone. Altri ne sono emersi nelle vicende legate al Mondiale del nuoto (vedi articolo qui sotto). Nonostante tutto, però, Rinaldi difende a spada tratta il suo predecessore: "Non mi interessano i rapporti tra Anemone e Balducci. Io so che ha fatto un ottimo lavoro. Per lui parlano i risultati".
Quanto al Foro Italico, Rinaldi precisa: "Io tratto con Murino, non con Anemone. E sono convinto che i tempi saranno rispettati. L'impresa consegnerà un primo stralcio dei lavori in tempo per i Mondiali. Ci saranno tribune fisse per tremila posti ai quali si aggiungeranno altri 4 mila e 500 posti smontabili. Poi, dopo i Mondiali, termineremo lo stadio, che sarà più leggero rispetto al disegno originale, in accordo con le indicazioni del Comune di Roma".
Continuando a scorrere la lista degli appalti assegnati dal Commissario (complessivamente 100 milioni), il terzo bando per dimensioni è quello da 10 milioni di euro per il polo natatorio di Pietralata, vinto da una vecchia conoscenza delle procure: la Cogei di Roberto Petrassi. Petrassi è attualmente sotto processo per corruzione a Roma. Sembrava uscito dal giro e ora a rilanciarlo alla grande ci pensa la presidenza del Consiglio.
Nelle intercettazioni di quell'indagine, avviata dal pm Henry John Woodcock e poi trasferita a Roma, Petrassi spiegava così la sua filosofia: "O ti chiami ladro o ti chiami poveraccio, sono due le cose. Noi abbiamo una forma di rubare che è autorizzata sotto certi casi e quegli altri invece sono ladri perché rubano le mele al mercato e vanno in galera". Il presidente della Cogei proseguiva: "A noi è più difficile che ci mettano in galera, infatti io ho attraversato tutta mani pulite, mani prepulite. le ho passate tutte, sono stato il più grosso gruppo di Roma e in galera non ci sono andato, né sono stato incriminato, perché le cose sono abituato a farle bene". Se ne sentiva la mancanza nel post-mani pulite.
A fine 2007, l'Ati, composta dalla Cogei di Petrassi e dalla Eschilo 1 di Rigoberto Caramanica (il suo braccio destro che, per il pm Woodcock, era il suo prestanome), ha vinto il bando da dieci milioni di euro per Pietralata. Non basta. Un'altra società sportiva di Caramanica, la Eschilo fitness, riferibile a Petrassi secondo gli investigatori, ha partecipato all'altro grande affare dei Mondiali di nuoto: le varianti urbanistiche.
Sono ventidue i circoli sportivi privati che hanno ottenuto l'autorizzazione a costruire in deroga alle norme urbanistiche edifici di servizio alle nuove piscine. Ci sono casi estremi come quello del circolo Tevere Remo, che ha avuto il via libera per una piscina in cemento armato a ridosso del Tevere, che è stata sommersa dalla piena del dicembre scorso.
Se in futuro il problema si dovesse riproporre, rassicurano all'ufficio del Commissario, il deflusso del fiume non sarebbe ostacolato perché "le vetrate della piscina si sbricioleranno all'istante". Anche il centro sportivo Eschilo ha approfittato della deroga costruendo una struttura di 20 mila metri cubi. Mentre, secondo il comitato Axa sicura, nella lottizzazione originaria approvata nel 2000 ne spettavano soltanto 6.500.
Quando gli si fa notare il curriculum di Petrassi, Rinaldi alza le spalle e replica: "Lo conosco da tanti anni come imprenditore del settore ma a me risulta che il rappresentante della società sia Rigoberto Caramanica. Comunque la Cogei ha vinto una gara. E io faccio il Commissario del governo, non il commissario di polizia".
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